mercoledì 25 settembre 2024

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

IL VANGELO IN UN BICCHIERE D'ACQUA

 
Continua il cammino verso Gerusalemme e Gesù continua ad ammaestrare i suoi discepoli. Degli studiosi definiscono questi insegnamenti e raccomandazioni, collocati in questa sezione del Vangelo di Marco, “piccolo catechismo della comunità” su cui ogni discepolo può confrontarsi.
Purtroppo, ancora qualcosa non va tra Gesù e i suoi discepoli, anche se Gesù ha sempre posto una domanda per un confronto, una risposta. 
Ricordiamo domenica scorsa la scena di Gesù che abbraccia un bambino. Questa scena la troviamo comprensibile con la liturgia della Parola di questa domenica che ci mostra la necessità di riconciliarci con l’abbracciare e lasciarci abbracciare per evitare di diventare rigidi e settari, per evitare di rompere relazioni con gli altri.
Sia nella prima Lettura che nel Vangelo qualcuno impedisce a qualcun altro di fare qualcosa. Una grande tentazione che pone ostacolo all’azione dello Spirito Santo che soffia sempre dove e quando vuole.
La motivazione circa il comportamento da gelosi e superbi è “perché non è dei nostri, non ci seguono”.
Anche nelle nostre assemblee ci si sente migliore degli altri. Oppure l’appartenenza a un determinato gruppo ci fa talmente ingalluzzire, come fossimo detentori del Verbo che subito l’altro passa in secondo ordine. Dio non è una questione di appartenenza ma di spirito. Dio include e non esclude e la sua risposta è molto chiara: non glielo impedite ma permettete! Anche Mosè dà una risposta piena di libertà: «Fossero tutti profeti nel popolo di Dio e volesse il Signore dare loro il suo spirito!» (Nm 11,29).
Anche oggi: ce ne fossero di profeti! Accade purtroppo, anche oggi, che il bene che vediamo fare da coloro che non sono della nostra “cerchia” o il bene che c’è in loro non rientra nelle nostre coordinate e subito pronti per farlo fuori perché frustrati dalla nostra stessa arroganza, incapaci di scacciare quel demone che ci affligge, mentre qualcun altro riesce a farlo e per questo troviamo una scusa per cacciarlo: “non fa parte dei nostri!”. Quanta invidia! Quanta gelosia! Non deve esistere tra i battezzati esclusività, interesse di parte, gelosia, invidia ma grande apertura! Non è questo il tipo di sequela che Gesù intende. Alla sua sequela tutto può essere condiviso e solo Lui si può permettere di dire «segui me!». I cristiani non hanno una “sequela speciale, autonoma” da garantirsi chissà quale patentino per la vita eterna!
Tutti abbiamo bisogno di una profondità di sguardo dove Dio è già presente e non di quei nostri schemi molto limitati secondo i nostri parametri che tendono di uniformare tutto e tutti a un solo colore.
Abbiamo bisogno di “vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo” (CEI, Orientamenti per l’annuncio…, Bologna 2014, 24).
Abbiamo bisogno di educarci al pensiero di Cristo (1Cor 2,16), a educarci ai suoi sentimenti (Fil 2,5), educarci al suo modo di guardare e abbracciare la realtà. È importante accogliere lo spirito di Dio per poter fare un cammino di ascesi per riconoscere che siamo diversi gli uni dagli altri e ciascuno ha carismi e doni da condividere, anche se non fa parte della Chiesa cattolica.
Lo Spirito Santo ci spinge a condividere e ad impastare le nostre differenze in sincera fraternità, consapevoli della gratuità del dono di Cristo che sempre ci invita a “valorizzare pienamente il mondo in cui viviamo come luogo di condivisione e di comunione” (papa Francesco) e che sempre manifesta la sua presenza redentrice.
Educarsi al pensiero di Cristo vuol dire desiderare di crescere nella fede in Lui, facendo esperienza di Lui, per annunciare con gioia a tutte le donne e a tutti gli uomini della nostra società che Cristo è Risorto, è Verità vivente e personale in mezzo a noi.
L’amore di Dio di cui parla il Vangelo è racchiuso in un bicchiere d’acqua, qualcosa di semplice e povero che tutti abbiamo nelle nostre case eppure tante volte priviamo l’altro anche di questo.
In questo bicchiere d’acqua troviamo tutta la sete di Cristo Gesù («nel mio nome») piena di azioni coraggiose che esprimono solo amore. E quest’azione fatta nel suo nome avrà la sua giusta ricompensa. Un modo anche per dire di non impedire all’altro di fare del bene, anzi, permetti all’altro di farti del bene. Forse quest’insegnamento di Gesù ci provoca, ci infastidisce perché a noi piace stare più al centro dell’attenzione perché io ho una stimata professione, io appartengo a tal gruppo e io sono colui che serve, che do qualcosa all’altro, l’altro deve starsene alla larga se no lo uccido.
Oggi il Signore ci invita a fare dei tagli al nostro modo di vedere, di pensare, di fare, perché l’altro potrebbe aver quell’acqua che ci manca, quel dono che viene dall’Alto e che non tutti abbiamo.
Percorriamo allora con umile franchezza e coraggio le vie della nostra quotidianità, ricchi solo della quotidiana compagnia di Gesù.
Non avanziamo nessuna pretesa o arroganza ma continuiamo a sentirci amati da Dio per poter amare tutti indistintamente, nel nome di Cristo, nelle varie circostanze della vita per il bene nostro e di tutta la famiglia umana.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!