giovedì 31 ottobre 2024

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

ASCOLTA E AMA


Domenica scorsa abbiamo visto Bartimeo che si fece vero discepolo di Gesù e con Lui s’incamminò verso Gerusalemme. Gerusalemme è il simbolo della meta del cammino, ma anche simbolo di una vita che si fa dono per Dio e per gli altri, così come Gesù che, in questo luogo, dona la sua vita.
In un contesto di polemiche, anche questa domenica, abbiamo un incontro. Questa volta tocca a uno scriba, che incuriosito dalle risposte di Gesù, si mette alla ricerca della verità, vuole capire più che un messaggio esteriore un messaggio interiore, vuole scavare dentro la Sacra Scrittura. Questo scriba si presenta saggio agli occhi di tutti. Non è il solito scriba che vuole ingannare Gesù, per poi accusarlo. È un esempio di vita per quanti di noi, col nostro modo di fare, vogliamo ingannare Gesù, lo vogliamo ridicolizzare dimenticando che ridicolizziamo noi stessi.
La saggezza di quest’uomo ci fa ammirare la bellezza di andare in profondità al messaggio che la Parola di Dio promana.
Oggi, molti di noi che ci definiamo cristiani, viviamo talmente in superficie che la Parola di Dio è diventata optional, come i discepoli del Vangelo che a differenza dello scriba, nonostante tutto non riuscivano a capire la valenza del messaggio di Gesù, nonostante che lo hanno seguito fino a Gerusalemme. Invece quest’uomo, che non si barrica dietro il suo sapere esprime questo suo desiderio di senso e di verità e dice: quale è il primo di tutti i comandamenti?
Una domanda forse strana ma seria. Israele viveva di 613 precetti, ma non è questo il punto di domanda. Anche noi sappiamo qualcosa di Dio, ci ricordiamo forse a malapena dei Comandamenti, delle Beatitudini ma non è questo quello che conta dinanzi a Dio. Però dobbiamo pur capire cosa conta di più nella vita, capire quel fondamento essenziale che orienta il nostro esistere. Ed è quello che chiede lo scriba, il primo dei comandamenti, il fondamento su cui si rispecchia la nostra vita, il nostro esistere.
Nel rispondere Gesù non fa problemi e la prima cosa che dice è “ascolta, Israele!”. L'ascolto di cui si parla non è un semplice tendere l'orecchio per udire, ci sta differenza tra udire e ascoltare.
Ascoltare è una relazione, un mettere al centro della propria esistenza Dio amore per ascoltarlo. Non si può parlare, infatti, dei comandamenti, se prima non ascoltiamo. Ecco perché Gesù cita il “piccolo credo di Israele” facendo capire la necessità dell’ascolto, la necessità di aprire il cuore a Dio. Egli sta dicendo che l’amore di Dio nasce dall’ascolto e si trasforma in amore per Dio dopo averlo ascoltato.
Gesù sta dicendo che quest'amore è fattibile solo nella misura in cui sono capace di mettermi in ascolto, nella misura in cui riconosco questo amore di Dio nella mia vita. Non si tratta di imparare, come a scuola, raggiungendo magari il massimo dei voti che riusciremo ad amare, ma dal lasciarmi amare da Dio che imparerò ad amare.
Ora, fino a quando la nostra vita è una scalata su se stessi, non arriveremo mai ad amare. Qualcosa mancherà alla nostra esistenza. Non potremo mai mettere al centro dell'esistenza Dio amore.
La nostra vita allora inizia dall'ascolto, perché la fede nasce dall'ascolto, solo così possiamo amare Dio e unirci a Lui con tutto il nostro essere, diventando per grazia ciò che lui è per natura. Diversamente saremo ciò per cui siamo legati o ciò a cui ci siamo più arroccati.
Lo scriba, invece, rimane affascinato, afferrato dalla risposta di Gesù che ha unito due citazioni bibliche: una dal Deuteronomio e l’altra dal Levitico dove si dice di amare Dio con tutto il proprio essere il prossimo come se stessi per questo, in quelle parole, riconosce il fondamento di tutto: «quest’amore vale più di tutti gli olocausti e di tutti i sacrifici».
Questo dato fondamentale, ce lo fa capire meglio san Giovanni nella sua prima lettera: «Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse suo fratello, è un mentitore. Chi, infatti, non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20), e non può esserci allora amore verso l’altro se questo non è ricolmato dello stesso amore che abbiamo ricevuto da Dio. E Gesù non dice nulla di nuovo allo scriba, semplicemente gli fa capire che, se cerca un cuore libero, nuovo, bello, una vita in pienezza, allora una cosa sola deve fare: amare.
Purtroppo, se ognuno è prigioniero di se stesso, in qualsiasi circostanza della vita si troverà, in qualsiasi contesto di vita vivrà, avrà sempre le proprie resistenze, le proprie fatiche, le proprie battaglie.
Invece, partendo dall’ascolto, da un cuore aperto all’amore di Dio, vivrà la propria vita in pienezza con cuore libero, puro e con amore.
Di tutto questo lo scriba ne è cosciente, per questo Gesù gli dice che non è lontano dal Regno di Dio, però qualcosa gli manca perché il Regno di Dio è dove l’altro è amato, del resto lo cantiamo nelle nostre liturgie: “dove è carità e amore, lì c’è Dio” esprimendo la presenza di Dio nell’amore fraterno, perché la nostra vita sia uno spazio di fraternità, di giustizia, di pace, di dignità per tutti.
Ricordiamoci che alla fine della vita non saremo giudicati se abbiamo amato Dio, perché Dio ci ama a prescindere, ma se abbiamo amato l’altro. Il Vangelo termina sospeso, forse per la nostra resistenza e lascia sospesi per capire cosa accadrà dopo. Il dopo dipenderà da ciascuno di noi, se saremo capaci di mettere Dio al centro della nostra esistenza per poter amare l’altro.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!