mercoledì 11 dicembre 2024

III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - GAUDETE

GIOISCI IL SIGNORE VIENE!



«Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino! (Cf. Fil 4,4.5)», così recita l’antifona d’ingresso alla Messa nella Terza domenica di Avvento, denominata “domenica della gioia”. Questo è l’invito che riceviamo: gioire, perché il Signore che viene è fonte di gioia. Ma perché questa gioia sia autentica è necessario che ci apriamo a lui, è necessario, come riportava la liturgia nei giorni scorsi, “spianare la strada nella steppa” (Is 40,3), cioè, aprire la porta del cuore per poterlo incontrare.
Nel Vangelo, il Battista ci regala questo messaggio: il Signore viene! Preparate le sue vie, perché ormai è vicino. Ornate la vostra anima come una sposa si adorna nel giorno delle nozze. Per ornare la nostra anima abbiamo bisogno di un cambiamento radicale: nel modo di pensare e di valutare la vita.
Quest’invito era per la gente del tempo ma è valido anche ai nostri giorni, se vogliamo che la celebrazione del Natale del Signore non si riduca semplicemente a una festa semipagana, anche se l’abbiamo già ridotto così.
Nel Vangelo la gente si rivolgeva a Giovanni dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». È una domanda posta tre volte, da personaggi diversi, quasi a dirci che chiunque può interrogarsi, non ha importanza chi sia. Chiunque può chiedersi cosa deve fare per accogliere bene il Signore che viene.
Il Battista non da soluzione al problema ma invita a guardarsi dentro, a saper prendere sul serio la scala dei valori su cui impostare la vita.
La voce del Battista risuona ancora ai nostri giorni e invitandoci a guardarci dentro, ci dice che la risposta risiede già nei nostri cuori, la risposta dipende da ciascuno di noi.
Oggi magari ci lasciamo interrogare più che dalla Parola di Dio da uno smartphone che si illumina o che squilla, una notifica su Instagram o su Facebook a prescindere dove ci troviamo. Questa perenne iperconnessione ci ha portato fuori pista o come dicono gli esperti, ci sta facendo progressivamente regredire come dei tossici da dopamina creando dei problemi come il narcisismo, insoddisfazione personale, ansia, invidia e tanto altro ancora, vivendo in una società che ha sostituito l’essere con l’apparire e da questa situazione difficilmente torneremo indietro.
Per questo il Battista non propone rivoluzioni di vita, ma una vita rivoluzionaria dove ognuno si potrà impegnare a vivere una giustizia sociale, una vita dignitosa e rispettosa dell’altro, iniziando dalla normale quotidianità, e questo perché “forse la felicità sta nel prendersi cura dell’altro”. È vero che tutti siamo tentati a guardare noi stessi, i propri interessi, a continuare a fare la guerra (grande o piccola che sia), a concentrarci sui profitti o sull’economia, a vivere edonisticamente, cioè, spinti esclusivamente dal desiderio di raggiungere la massima possibile soddisfazione dei proprî bisogni e dei propri piaceri.
Diamo allora una svolta alla nostra quotidianità. Lasciamo che il Signore prenda forma nella nostra vita, nella nostra storia, che nasca nel nostro cuore.
Il Battista definisce il Signore che viene uno «più forte», perché può fare di più. «Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Quanta è bella questa analogia che il Battista fa di Cristo Gesù per dirci che il Signore viene per liberarci, farci respirare, liberarci da quelle scorie e da quella zavorra per iniziare a viver una vita bella, gioiosa, piena d’amore. Lasciamo che il Signore ci aiuti a costruire e vivere una civiltà dell’amore perché solo l’Amore, (quello con la A maiuscola) può rendere possibile il cambiamento, solo l'Amore può trasformare la grigia monotonia della vita, in un cielo colorato, nuovo, per essere portatori di speranza, vivere come testimoni dell'Atteso. È sempre l'Amore che può cambiare il nostro sguardo sui fratelli e sulle sorelle che ci passano accanto, che ci sono accanto. Noi dobbiamo semplicemente accogliere l’invito alla gioia, lasciando che lo Spirito e il Fuoco sciolgano il gelo delle nostre mediocrità e delle nostre piccolezze e ci faccia alzare lo sguardo verso l’alto, recuperare la dignità perduta, il controllo del nostro parlare, del nostro giudizio, che ci aiuti a perdonare. Ecco la risposta del Battista a quanti gli chiedono «che cosa dobbiamo fare?».
Tra non molto inizieremo la Novena del Natale. Sappiamo che cos’è una novena: un connubio intenso tra l’uomo e Dio. È un dialogo nascosto, un dialogo del cuore e soprattutto è un tempo per sperimentare la grazia che Dio distribuisce in quei nove giorni. All’inizio dell’Avvento abbiamo iniziato ad accendere la candela della corona. Durante la novena di Natale, accendiamo anche la candela del nostro Battesimo. Ricorriamo alla grande Mamma celeste per poterlo fare. Maria è stata la prima a fare la novena di Natale insieme al suo sposo Giuseppe. Anche lei avrà, in qualche modo, pregato il giorno tanto atteso con la propria voce e soprattutto con la sua stessa vita e nelle piccole cose di ogni giorno.
Facciamolo anche noi: condividiamo la nostra stessa vita, anche se siamo immersi nelle varie difficoltà. Dio ci è vicino e vuole condividere con noi la sua gioia, la sua tenerezza, il suo amore, la sua dolce presenza perché nella nostra fragilità possa brillare lo splendore della sua divinità ed essere felici con Lui tutti i giorni.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!