SPRONATI DALLO SPIRITO SANTO PER ESSERE LUCE
Celebriamo questa domenica, IV del Tempo Ordinario, la festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Questa è una celebrazione che ci ricollega al Natale del Signore e alla sua Epifania. Dopo che son trascorsi quaranta giorni dalla solennità del Natale, adesso riceviamo l’invito ad andare “incontro al Cristo nella casa di Dio, dove lo troveremo e lo riconosceremo nello spezzare il pane, nell'attesa che egli venga e si manifesti nella sua gloria”.
La giornata liturgica, nel gergo popolare, è conosciuta col nome di “candelora”, antica festa risalente al V secolo, in cui si benedicevano le candele che avrebbero illuminato le chiese, un ricordo che vuole segnare la luce mite del Natale e la luce abbagliante della Risurrezione, passando attraverso la notte oscura del Golgota.
Il Vangelo odierno, ci fa contemplare il Signore Gesù che Maria e Giuseppe presentano al Tempio “per offrirlo al Signore” (Lc 2,22).
In questo gesto possiamo cogliere l'atto di offerta della Vergine Maria, in particolare la rivelazione del mistero del Figlio della Vergine, il consacrato del Padre, venuto nel mondo per compiere fedelmente la sua volontà (cf. Eb 10,5-7).
Allora lasciamoci spronare dallo Spirito Santo, perché la nostra vita di fede sia rafforzata, lasciamoci guidare dallo Spirito Santo, lo stesso Spirito che suscitò il vecchio Simeone a fare l'incontro con il Signore di cui l’evangelista Luca dice che “Lo Spirito Santo era su di lui”.
Chiediamoci pure: che cosa vogliono dire alla nostra vita queste belle parole? Che cosa vuole dire la vita del vecchio Simeone alla nostra vita?
Simeone è un uomo abitato dallo Spirito Santo, e in lui riconosciamo che tutti noi siamo “dimora dello Spirito Santo” per mezzo del Battesimo. L’Evangelista, poi, ce lo presenta come una persona in attesa e ci dice che la nostra vita cristiana deve essere capace di attendere come Simeone, di essere assetati di Dio come lui, in modo che anche in noi emerga quel “di più” già impresso in noi e che magari ce ne siamo dimenticati.
Simeone, inoltre, è un uomo impregnato della Parola di Dio a tal punto da interpretare le vicende, la storia, i fatti alla luce della Parola di Dio. È un uomo che ci insegna a metterci in atteggiamento di ascolto della Parola di Dio, facendo in modo che lo Spirito del Signore renda limpida la nostra esistenza fino a comprendere la realtà che ci circonda, capaci di stare dentro la storia, dentro la vita, affrontando i fatti quotidiani, interpretando l’esistenza, sostenuti dalla Parola del Signore.
Simeone è anche un uomo che si lascia guidare dallo Spirito del Signore. Egli è un uomo che prega, che si relaziona con Dio e non è capace a farne a meno di questo e grazie all’azione dello Spirito Santo, Egli è capace di riconoscere nella semplicità del quotidiano e nel volto di un bambino, la presenza di Dio Salvatore presente ed operante ed è per questo che l’abbraccia.
Simeone è capace di abbracciare la salvezza, accogliendo con amore e vivendo una vera storia di amore con Colui che riempie di senso la sua vita vivendola nella gioia. Per questo Simeone benedice e ci dice che questo farà di ciascuno di noi lo Spirito Santo se abbracciamo la salvezza: benediremo e ringrazieremo con gioia.
In questo Anno Santo guardiamo Simeone come l’uomo della speranza. Dal Vangelo vediamo che lo Spirito Santo lo fa andare avanti nel corso degli anni con la certezza che crescere in età non è semplicemente invecchiare negli anni ma significa incrociare la propria vita con Colui che sta venendo verso di Lui, il suo Signore. Quello di Simeone è un procedere verso il compimento della felicità e della gioia, perché non fonda la sua vita sulle cose umane ma sulla fedeltà e sull’amore del Signore.
Carissimi, con queste indicazioni sull’esempio di Simeone per la nostra vita di fede, guardiamo con forza interiore la nostra fede battesimale. Impariamo da Simeone ad andare sempre dal Signore con gioia, che non è un semplice andare a Messa (intendiamoci) ma un'apertura del cuore. È un cammino interiore, profondo, perché si possa fare l'incontro autentico. Grazie alla consacrazione battesimale noi possiamo realizzare quest'incontro nella Parola, nell'Eucarestia, nel prossimo. La candela accesa e benedetta è segno di tutto questo. Essa è una fragile luce che ci illumina, che portiamo nella nostra fragile fede per vedere la Luce vera che viene incontro a noi. Scriveva il cardinale Newman: «Guidami, dolce luce, in mezzo al buio che mi avvolge, guidami innanzi. La notte è oscura e io sono lontano da casa; sorveglia i miei passi; non chiedo di vedere l’orizzonte lontano, un solo passo basta per me... Guidami dolce luce, landa dopo landa, palude dopo palude, oltre rupi e torrenti, finché la notte scemerà».
Con queste parole di questo santo uomo di Dio guardiamoci di fronte alla novità di Dio. Guardiamo la nostra vita con le sue abitudini, le sue paure, le sue invidie, le sue preoccupazioni, le sue stanchezze che alle volte ci rendono cinici. Facciamo spazio al nuovo, facciamo spazio al Signore che ci dà l'energia giusta per rinnovarci interiormente e cantare non la fine dei nostri giorni ma un compimento che colma i nostri giorni, per accogliere la salvezza di Dio in Cristo Gesù.
In questo giorno particolare, dedicato alla vita consacrata, preghiamo per i religiosi e le religiose che della loro vita fanno un dono di sé. Ma preghiamo anche per noi, perché possiamo offrire la nostra vita irradiando quella luce che solo Gesù sa donare.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!