giovedì 6 febbraio 2025

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

DUC IN ALTUM


La Parola di Dio ci mette sempre in movimento conducendoci per mano dentro la nostra storia, dentro la nostra vita perché dalla nostra stessa vita emerga, guardando a Cristo, quella speranza che illumina la nostra esistenza.
Questa domenica, V del Tempo ordinario, siamo trasportati ad avere un orizzonte più ampio della vita, superando quella vita spesso chiusa in se stessa, chiusa nel suo circolo vizioso e che non si accorge del passaggio di Dio.
Gesù oggi venendo presso il lago di Gennesaret ci vuole aiutare a scoprire Dio nella nostra vita facendo uso del linguaggio della tenerezza, del coraggio, del futuro per trasformare in pienezza i nostri fallimenti.
L’esperienza con Dio parte proprio dai nostri fallimenti, da quelle reti vuote e dalle barche accostate alla sponda che il Vangelo ci presenta. Proprio in questo luogo di insuccesso, il Signore ci incontra e ci sceglie come scelse coloro che divennero le “Colonne portanti della sua Chiesa”.
Ora, mentre mettiamo a nudo i nostri fallimenti, dall’altra parte la Parola di Dio dice che per seguire Gesù, per essere suoi discepoli, dobbiamo «far ressa attorno a Gesù per ascoltare la Parola di Dio», perché ci addolcisca, ci infonda coraggio, ci valorizzi, ci renda fecondi e non malinconici, infelici.
L’evangelista Luca questa domenica ci presenta dei pescatori intenti nella routine giornaliera del proprio lavoro. Quei pescatori ci rappresentano, perché anche noi, ogni giorno, cerchiamo di pescare qualcosa dalla vita, cerchiamo di fare qualcosa di grande, ma nonostante questo la nostra esistenza spesso si trova parcheggiata tra le angustie della vita con una barca che fa acqua da tutte le parti. Gesù oggi è luce di speranza in questo fallimento e ci dice che nonostante tutto ci sta la possibilità di realizzare qualcosa di buono, la possibilità di realizzare la nostra vita e dalla barca della nostra vita, propone nuovi mari, nuovi orizzonti. Chiede di fare qualcosa di particolare: allontanarsi dalla riva per gettare le reti della pesca.
Allontanarsi dalla riva significa rompere con una realtà che non sempre ci offre soddisfazioni, significa tagliare i ponti con una società che bada solo al benessere e all'apparenza, nella quale non si accettano compromessi senza un tornaconto.
A ciascuno di noi Gesù dice: “Duc in altum”, cioè, prendi il largo ma non da solo, io sarò con te, prendi il largo attingendo dalla Parola di Dio e non dalle mille parole della quotidianità.
Oggi, nel nostro cuore e nella nostra vita abbiamo sempre più bisogno di Gesù per farci condurre al largo, per farci condurre su un piano più elevato. Abbiamo veramente bisogno di ascoltare l’invito di Gesù per andare verso la fonte del proprio essere, senza prestare attenzione a eventuali situazioni di adattamento, perché questo è il tempo del kairos, il tempo della grazia e dell'incontro, il tempo della vita, il tempo della missione, senza voltarsi indietro.
Prendere il largo significa saper tagliare il cordone ombelicale con la realtà umana che ci orienta solo verso sé stessi e ristabilire il legame pieno, duraturo ed efficace con il Signore della vita. Possiamo stare sereni e tranquilli, perché anche se ci si discostiamo da terra e prendiamo il largo, ci sarà Gesù a rendere stabile le acque della nostra esistenza, c'è Gesù che libera da ogni paura e da ogni forma di timore e offre oltre al sostentamento corporale anche quello spirituale.
Allora sì, potrò gettare le reti, cioè, gettarmi in questo nuovo mare dell’umanità pieno di scogli che urtano la sensibilità, la dignità ma con dignità e pieno di speranza.
La vicenda di Simon Pietro ci aiuta a guardare la realtà che ci circonda per poterla leggere con gli occhi della fede. Nel nostro mondo c'è gente ferita che attende un Simon Pietro, un Giacomo, un Giovanni. Attende i cristiani, cioè coloro che amano il Pescatore per eccellenza, e donare un segno di speranza per permettere di affrontare in modo sereno e tranquillo la quotidianità.
Forse a questo non siamo preparati, perché in qualche modo tutti noi ci troviamo ancora tra accoglienza e rifiuto. Spesso si riscontrano persone con mille problemi ma che con la scusa che non hanno tempo non cercano Dio, non vogliono camminare con Lui continuando a navigare facendo affondare la barca della vita.
Guardiamo allora a Simon Pietro. Il suo atteggiamento dice come la Parola ascoltata e interiorizzata porta i suoi primi frutti iniziando da una confessione delle proprie debolezze e una richiesta di aiuto per uscire fuori dal baratro in cui ci ha condotti il nostro egoismo. Questo sarà solo l'inizio per compiere un salto qualitativo: da terreno poco fecondo a terreno fruttuoso.
Mettiamo fiducia in questo. Gettiamo la nostra esistenza nel Signore Gesù e nella sua Parola e lui farà in modo che tutti noi possiamo avere gli “attrezzi del mestiere” per vivere e testimoniare la vita nella fede, nella speranza e nella carità.
Con questi “attrezzi”, tutti noi possiamo tirare le barche a terra e Seguire Gesù fino in fondo ed essere pescatori di uomini mantenendo nella vita l'Evangelo anche a prezzo della vita come dimostra san Paolo nella seconda lettura: da fiero persecutore della Chiesa di Dio a testimone di Cristo Gesù morto e risorto.
 
Buona Domenica nel Signore a tutti voi!