PASQUA: TRA INCREDULITÀ E FEDE
Siamo nella seconda domenica di Pasqua, la “domenica in albis”, la “domenica della Divina Misericordia”. Questa è una domenica particolare, in quanto ci trova ancora blindati nella nostra paura, nel nostro io, nel nostro cenacolo e la festa di Pasqua non è andata come ci aspettavamo. Un po’ come i discepoli del Vangelo che stavano a “porte chiuse” con una speranza delusa e con la paura di morire come Gesù.
L’Evangelista racconta un particolare che difficilmente riscontriamo in noi: questi discepoli nonostante sono chiusi in casa, vivono la fraternità nel dolore, nel loro buio, nelle loro incertezze. Non si separano ma si fanno coraggio a vicenda come se stessero pregando e Gesù, ancora una volta, li sorprende e si presenta in mezzo a loro ed essi fanno esperienza viva e vivificante di Lui.
Gesù per tutti noi è sempre una sorpresa ed è proprio sorprendendoci che ci dona la pace, che ci dona lo Spirito Santo.
Quello che Gesù fece coi discepoli e che continua a fare con noi non è un semplice augurio di pace, ma un dono perché Egli continua a donarsi, a rendersi vivo in mezzo a noi, in mezzo alle nostre paure, ai nostri sensi di colpa, ai nostri sogni svaniti. In altre parole: ci rende felici.
Notiamo dal Vangelo che qualcuno manca a questo grande e importante incontro: Giuda Iscariota e Tommaso. Giuda Iscariota preferì consegnare Gesù in quanto gonfio di se stesso e di come doveva essere il Cristo di Dio che poi scoprì di aver tradito sangue innocente. Tommaso, forse il più coraggioso tra i discepoli. Magari lo classifichiamo incredulo, ma è il discepolo che esprime la sua fede nella risurrezione.
Questo tipo di assenza fa pensare che anche noi siamo come Giuda: gonfi di noi stessi e sapientoni che andiamo per altre strade che non appartengono a Dio. Forse i veri increduli siamo noi, magari ci manca il coraggio di Tommaso.
Non è facile credere alla Risurrezione, farsi rapire dalla fede fino ad affidarsi a lei con la semplicità dei bimbi. Eppure, Gesù lo aveva detto: «se non diventerete come bambini, non entrerete mai» (Mt 18,3).
Durante questa settimana celebrando l’ottava, abbiamo ascoltato i fatti della Risurrezione, perché la nostra fede fosse ravvivata dalla luce del Risorto. Adesso, ci troviamo ad ascoltare ciò che accade “otto giorni dopo” quando Gesù fa ritorno. Gesù fa ritorno nella comunità. Gesù è presente in una comunità riunita per celebrare l’Eucarestia.
Tommaso non incontra Gesù in qualche apparizione a lui concessa, ma lo incontra nella celebrazione comunitaria, nell’Eucarestia. Gesù incontra Tommaso nelle sue sofferenze e amorevolmente Gesù gli mostra la sua di sofferenza ed è proprio in questa sofferenza che Tommaso manifesta la sua fede: credo, «mio Signore e mio Dio».
Quanta pazienza ha il Signore nei nostri riguardi, non si stanca mai. Egli è quel Buon Pastore che va sempre alla ricerca della pecorella smarrita, che viene a cercarci. Egli non lascerà mai deluso quanti pongono veramente fiducia in Lui. Ed è proprio in questa ricerca fiduciosa che Tommaso fa esperienza del Risorto professando la sua fede nel Risorto. Ed è proprio in questa esperienza di fede che Gesù dice a tutti noi ancora una volta: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Questa è una beatitudine che dice che la fede nasce dall’ascolto della Parola, si apre alla speranza e si nutre della carità, ancorando il nostro cuore a Cristo Risorto, sulla roccia del suo amore. Solo così il nostro credo diventerà un nuovo modo di uscire dalla tomba della paura, un nuovo modo di vedere, di sentire, di sperimentare l'incontro con il Risorto, toccando la misericordia di Dio che ha un volto concreto, reale: Gesù Risorto, lo stesso Gesù che dona la pace pasquale che non è liberazione spettacolare da quanto ci minaccia esteriormente ma è la certezza interiore della sua presenza, che si fa strada anche nei momenti più bui della nostra vita.
Questa seconda domenica di Pasqua ci insegna, attraverso l’esperienza di Tommaso, che la nostra fede si scontrerà sempre con i nostri sepolcri ma che ha una certezza in Colui che ha ribaltato la nostra pietra tombale, perché tutti possiamo riconoscere nella storia di ogni giorno, tra le mille povertà, tra i malati, in qualunque sofferente Gesù Risorto, il Figlio di Dio e nello stesso tempo, a lasciarci ferire da Lui e per Lui!
Questo è il motivo per cui celebriamo ogni “otto giorni” l’Eucarestia, non con una fede troppo sicura di sé da diventare orgogliosa, disprezzante nei confronti di chi fa fatica a credere perché provato dalla vita, ma che ci rimanda ad essere pane spezzato come Colui in cui abbiamo riposto la nostra fiducia.
Questo ci conduce a riconoscerci ogni giorno fratelli e sorelle, Chiesa in cammino, in una vita di servizio. Pasqua è la vita intera, quotidiana, dei credenti con Cristo, che camminano dietro di Lui ascoltando la Sua voce, “senza stancarsi mai”, senza nessuna paura, perché nel Cristo Risorto una nuova vita è cominciata.
Che il Signore ci faccia dono di poterlo sperimentare dove si ama, dove si perdona, credendo che «l’amore è più forte della morte» (Ct 8,6) ed è Resurrezione!
Buona domenica nel Signore a tutti voi!