LA MIA RISPOSTA AL GRIDO DELL'AMORE
Anche questa domenica, il Vangelo secondo Giovanni ci presenta un'apparizione di Gesù Risorto ai suoi discepoli (la terza).
Davanti a noi si presenta un brano molto ricco, pieno di simboli in un contesto dove l'evento Pasqua non ha ancora toccato, sanato il cuore.
Come al sepolcro, anche questa domenica abbiamo Pietro e il discepolo che Gesù amava, troviamo pure altri discepoli che in qualche modo raffigurano i discepoli di ogni tempo.
Questa è la domenica dell’amore, una domenica accompagnata dalla fatica del cuore, una fatica che non permette di vedere bene il Signore, di riconoscerlo Risorto in mezzo a noi. È una fede celata che “non si riesce neanche a pescare”, non si riesce a vivere la vita ordinaria, quello che sappiamo già fare e tutto questo perché lo viviamo senza Dio. Eppure, il Salmista ha sempre detto ai nostri cuori: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori» (Sal 126,1).
Non è facile accogliere, vivere la risurrezione, perché brancoliamo nel buio, nella notte oscura. È vero che a tutti può accadere per stanchezza, per delusione, per pigrizia, di dimenticare il Signore da qualche parte, magari non mantenere qualche promessa o scelta che abbiamo fatto e ci siamo attaccati a ben altro, trascurando se stessi, la famiglia, la preghiera, la carità, trovando scusa per ogni cosa cadendo così in una grande delusione. Proprio questo viveva in quel momento Pietro nel momento in cui scelse di tornare indietro, tornando al luogo del primo amore, al luogo dove Gesù lo chiamò a seguirlo ma ci andò solo con se stesso, ritrovandosi con una rete vuota, ritrovandosi a mani vuote, insoddisfatto.
Questa è la notte di chi ha perso la fiducia. È la notte di chi è sceso nella propria tomba e non è capace di andare verso la Luce.
Proprio in questa situazione il Risorto si manifesta e lo fa con grande tenerezza, chiamando i suoi discepoli “figlioli”.
Pazienza e tenerezza accompagna questo prezioso momento. Il Signore attende, vuole incontrarci, ha sempre una parola buona per la nostra vita: «gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete».
Dinanzi a questa parola si può solamente tacere, accogliere, perché solo nel silenzio si accoglie la Parola del Signore e non con i molteplici rumori, distrazioni spesso voluti da noi stessi. Occorre purificare quel momento prezioso, renderlo vivo e il Signore sarà presente nella nostra vita e la Sua presenza, insieme alla sua Parola, supera ogni ostacolo, supera ogni nostra insufficienza e povertà aiutandoci a sfidare gli imprevisti della quotidianità. Diversamente staremo sempre ad arrancare senza senso. Ecco perché Gesù ci dice: «senza di me non potete far nulla» (Gv 15, 5).
Con Gesù nasce la condivisione e Lui è presente ma non perché l’abbiamo invocato ma perché la missione è sua, gli appartiene. A noi resta semplicemente dire un sì in piena umiltà, così come fece Pietro. Lo ricordiamo qui nella sua testardaggine: non voleva neanche farsi lavare i piedi dal suo Signore, non lo riteneva giusto. Ha camminato tanto e ha imparato da ciò che ha vissuto e patito per essere vero discepolo del Maestro. Solo al grido dell’amore, “è il Signore”, nasce in Pietro l’incontro con il Risorto, gli ritorna lo slancio e l’ardore e si tuffa in Lui.
L’esempio di Pietro ci invita a trovare lo slancio del cuore, a saperci tuffare nel cuore di Gesù per poter vivere bene nell’amore senza nessuna paura che qualcosa possa andare storto. Dinanzi a Gesù occorre spalancare il cuore per vivere con generosità la quotidianità.
Dinanzi a Gesù non ci sta rimprovero ma solo amore. Pietro si sentirà dire per tre volte “mi ami”, come le volte in cui Egli lo aveva rinnegato. Gesù fa sentire Pietro amato non giudicato e richiamandolo all'amore ne risveglia il cuore.
Anche per noi è la stessa cosa. Tutte quelle volte che la fede vacilla, la speranza affievolisce, tutte quelle volte che pensiamo di fare a meno di Dio e di conseguenza per tutte quelle volte che non sappiamo vivere la carità, impariamo a sperimentare la sua presenza ascoltando il grido dell’amore, sentendoci amati. Anche noi accogliamo quell’interrogativo di Gesù: “mi ami?”. Gesù porta nel cuore un grande desiderio: che noi risorgiamo.
Allora se Pietro sarà colui che dovrà confermare i fratelli nella fede, noi coloro che prendono in mano il proprio battesimo da vivere nella quotidianità aiutando chi si trova nel bisogno, vivendo la nostra vita nell’amore.
Dalla pagina evangelica, sembra che il discepolo amato esca di scena. Ma non è così perché siamo chiamati a divenire discepolo amato, perché l’amore non si racconta lo si vive. Ecco, quindi, l’invito finale di Gesù: «seguimi!». Esso si ripete sempre, tutti i giorni, anche per ciascuno di noi. Tutti chiamati e inviati all’insegna dell’amore, nonostante il nostro limite. È l'invito a rimanere discepolo amato fino in fondo, per imparare a conoscere l'amore senza limite di Gesù, per essere con Lui e come Lui fino alla morte (cf. Gv 13,36). Ma rimane ancora una domanda: noi vogliamo amare Gesù?
Buona domenica nel Signore a tutti voi!
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