ASCENSIONE: IL FUTURO DI DIO PER NOI
Celebriamo la festa dell'Ascensione del Signore. I discepoli, nella prima lettura, avevano chiesto a Gesù: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?».
Questa è una domanda piena di desiderio e di attesa in mezzo alle difficoltà della vita. Una domanda fatta da persone deboli e incerti di fronte a un mondo ostile, segnato dal male. Questa è una domanda ancora attuale perché si affaccia nel nostro mondo, in particolare quando vediamo il male abbattersi accanto a noi.
Questa è una domanda che torna tutte quelle volte che sperimentiamo i nostri fallimenti facendo sollevare altre le domande: “perché Signore?” oppure “fino a quando Signore?” e ancora “Quando vincerà l'amore e la morte sarà sconfitta per sempre?”… “Quando le lacrime degli uomini saranno asciugate?”. Domande che ci lasciano pietrificati con queste guerre in atto, con violenze varie alla vita, in particolare alla vita ancora molto giovane.
Qui c’è il silenzio di Gesù, il silenzio di Dio. Non risponde alle nostre domande, non l'ha fatto nemmeno quando camminava coi suoi discepoli. Noi capiamo così poco della vita che facilmente la riduciamo a quello che capisco in quel momento, alle mie cose, a quello che provo. La vita, sembra suggerire Gesù, è ben più grande, e non spetta certo a noi conoscerne i tempi ed i momenti! Una cosa è certa: il Signore non lascia soli. L’Ascensione, infatti, non è un addio da parte di Gesù lasciandoci noi poveri e fragili creature abbandonati e col nasino all'insù, quasi nostalgici della sua assenza perché pensiamo ai nostri guai.
Noi sperimentiamo sempre nella vita ogni distacco terreno dalle persone più care, vivendolo nella sofferenza. Anche per i discepoli di Gesù fu la stessa cosa, così come leggiamo nella prima lettura della Messa: «Uomini di Galilea, perché fissate nel cielo lo sguardo? Come l’avete visto salire al cielo, così il Signore ritornerà» (At 1,11).
Questo sguardo sollevato verso le nuvole ci fa sentire il forte distacco. ma l'ascesa di Gesù al cielo non vuol dire che egli si sia allontanato dai discepoli, che si sia allontanato da noi. Significa anzitutto che egli ha raggiunto il Padre e si è assiso accanto a lui nella gloria. Ascendere infatti vuol dire entrare in un rapporto definitivo con Dio. Ascendere significa che questo distacco dalla terra e partenza di Gesù Risorto non è un abbandono: Egli promette la forza vera, quella dello Spirito di amore che scende sui discepoli sarà una presenza diversa e più forte vicino al suo popolo, alla Chiesa nascente, a tutti noi, mediante l’azione dello Spirito Santo che è vita, gioia ed armonia di tutto il creato.
Ecco allora cosa ci mostra l’Ascensione del Signore: il futuro che Dio ha riservato a noi suoi figli, figli che in questi giorni pasquali siamo stati aiutati a maturare la propria fede, a fare un salto di qualità grazie all’aiuto dell’evangelista Giovanni. Per questo alzare lo sguardo verso il Cielo significa secondo san Paolo “cercare le cose di lassù” (Col 3,1). Il cielo ci deve ricordare che la vita cristiana deve “puntare in alto”, avendo come fondamenta la novità di Colui che assiso alla destra del Padre e che continua a operare per sconfiggere la morte. Guardare il cielo è un invito ad uscire spiritualmente dalla realtà terrena, abbandonando le passioni della vita per essere guidati in ogni cosa dallo Spirito di Dio. Questo è il salto di qualità che dovremmo fare, che troverà il suo futuro, la sua pienezza con l’azione dello Spirito Santo che ci aiuterà a ricordare gli insegnamenti di Gesù per poi rendergli testimonianza.
Questa è una festa che dovrebbe ricolmarci di grande gioia perché Gesù, oltre a prometterci il dono del Consolatore, ci promette un posto: “vado a prepararvi un posto” (Gv 14,2). Quale è questo posto di cui parla Gesù? È la nuova realtà della risurrezione. È la vita nuova trasmessa dal Risorto. È uno stare con Lui.
Essere con Lui non significa aver risolto ogni problema, dubbio, paura. Tutt'altro! Rimaniamo sempre persone deboli, increduli, pieni di paura. Infatti, il Dio in cui crediamo è il Dio che che accompagna, ma affida il cammino del Vangelo alla fragilità della sua Chiesa perché si fida nonostante i nostri limiti. Ecco perché siamo inviati “fino ai confini della terra”, cioè a tutti, senza nessuna distinzione. Troveremo un po' di cielo nella vita di ognuno ma soprattutto dovremmo far vivere in noi la presenza di Dio così anche noi saremo uomini e donne del Cielo.
Questo è il sogno di Dio e questo è il tempo per costruire relazioni e rapporti a partire da questo sogno di Dio che è la Chiesa: essere una comunità di fratelli e sorelle radunati nell’amore Trinitario, nella tenerezza e nella franchezza del Vangelo.
Questo è il tempo di cercare la gloria di Dio disseminata nella quotidianità di ciò che veramente siamo e viviamo per poi viverla in Paradiso.
Lasciamoci investire dalla forza dello Spirito Santo, per avere quel coraggio di andare oltre l’apparenza ed esserne testimoni nella quotidianità. Invochiamolo ogni giorno lo Spirito Santo perché ci renda figli consapevoli e testimoni di fede nell’amore.
Sentiamoci amati dal Signore e testimoniamo quest’amore di Dio con la stessa gioia che Egli ci dona.
Buona festa dell'ascensione del Signore a tutti voi!