AMORE, PAROLA, SPIRITO, PACE
VI domenica di Pasqua, ci troviamo nel contesto dell’ultima cena ove Gesù sta facendo un discorso ai suoi discepoli. Lo scenario è particolare, solenne, intimo, importante. Dentro questo grande discorso, Gesù lascia ai suoi discepoli e anche a noi un testamento da accogliere con consapevolezza in quanto importante per la nostra vita.
Due sono i legami strettamente connessi per il nostro cammino di fede e di risurrezione: Amore e Parola.
C'è una fatica dei discepoli a capire questo tipo di legame, tanto è vero che Gesù dirà: chi non mi ama non osserva le mie parole, non riesce, non ce la può fare senza di me.
In questo discorso di addio Gesù non mette in chiaro delle istruzioni sul servizio, sull'essere servitore. Non parla di testimonianza o reciprocità tra i discepoli, ma l'amore per lui e per quanto ha rivelato, come condizione per entrare a far parte della comunione con Dio.
Alla luce della Pasqua, ancora una volta è ribadito che "è l'amore che conta, non solo i numeri, e neanche i limiti. È una strada contorta e non è logica, e non è comoda", così come canta Giorgia. Sì, cari miei, è l’amore che conta in un mondo avvolto da falsi amori, dall’egocentrismo, dal materialismo e dalle aspettative della società. È l’amore che conta e il Vangelo è storia d'amore, dove io, se entro in un rapporto d’amore con Gesù accolgo la Parola, la osservo, la vivo entrerò in sintonia, in comunione con Lui e con il Padre. Per questo Gesù aggiunge qualcosa di straordinario: «e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».
Il dimorare non è un costruire luoghi in onore della divinità, ma lo spazio in cui prende dimora Dio che è relazione. Noi siamo già tempio di Dio ma lo saremo ancor più nel momento in cui dimoreremo in Lui, nel momento in cui manifesteremo la sua presenza a quanti incontreremo nella nostra quotidianità. Questo è un mistero di una bellezza unica. E questo mistero è vivo quando amiamo veramente, quando amando manifestiamo la nostra umanità. Per questo sant'Agostino diceva: «quando ami vedi Dio in te!».
Forse il nostro tempo ha molta fame e sete di questo dimorare in Dio. Occorre farsi un esame di coscienza per capire quante volte abbiamo perso di vista Gesù. E scoprire che tutte quelle volte che l'abbiamo fatto, siamo rimasti soli, nudi come il primo uomo della Genesi, costretto a coprire il suo allontanarsi da Dio.
La fede, ricordiamolo, non è una devozione astratta da vivere quando abbiamo tempo o la cacciamo fuori perché viviamo momenti di difficoltà. Non basta, questo non ci fa' fare l'esperienza dell'essere abitati da Dio Trinità e quindi, fuggiamo da Dio che non conosciamo.
La fede è anzitutto ascolto della Parola di Dio e Gesù stesso ci chiede di osservare la sua Parola, di realizzarla, di incarnarla nelle nostre scelte. L’ascolto della Parola di Dio può diventare per ciascuno di noi il punto per ricominciare a vivere una storia importante con Cristo, con Dio. E non solo. Ci aiuta anche a capire quelle situazioni che spesso rimangono legate e rilegate in qualche angolo della nostra vita, fuori dalla logica dell'Amore finché non riusciremo a leggerli sotto una nuova luce, quella dello Spirito, quella dell'Amore. Forse ci costerà, ma il prezzo dell'amore non ha pretese ma solo aperture al dono dello Spirito Santo, di Colui che ci educa al Vangelo, all'Amore, «insegnandoci ogni cosa» e «ricordandoci tutto ciò che il Signore ci ha detto».
Questa domenica Gesù, oltre a farci il dono dello Spirito Santo ci fa il dono della pace, quella vera. Il versetto che abbiamo ascoltato dovrebbe tornarci familiare in quanto lo ascoltiamo in tutte le Messe, prima del dono della pace e prima della comunione. Quasi a ricordarci che questa pace, quella vera, nasce dall’offerta di Cristo al Padre, dal suo sacrificio e non perché imposta, forzata da qualcuno. Questo significa che il dono della pace interiore è anzitutto comunione con Dio, comunione con se stessi, comunione con gli altri.
Oggi quanti cuori inquieti, tristi, pieni di ira. Abbiamo bisogno della pace di Cristo Risorto per vivere bene i nostri giorni. Abbiamo bisogno della pace di Cristo Risorto nella famiglia, nelle relazioni con gli altri, sul posto di lavoro, nel mondo. Non per nulla, papa Leone, l’otto maggio dopo la sua elezione, affacciandosi dalla loggia delle benedizioni, disse: “la pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto… anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra la pace sia con voi…questa è una pace disarmata e disarmante, umile, proviene da Dio che ci ama tutti”.
Sono queste parole di speranza per tutti i cuori, anche per quei cuori spesso ignorati e abbandonati. Abbiamo bisogno di “alzare il capo” perché Dio ci ama e ci cerca per donarci la sua pace, per trasformare il nostro cuore, per liberarci da quelle tristezze, da quelle inquietudini che ci soffocano nel momento del peccato e della prova.
Viviamo bene l’Eucarestia domenicale e vivremo bene la comunione con Lui, dimorando in Lui.
Sappiamoci amati perché lo siamo e amiamo donando la stessa pace del Cristo Risorto!
Buona domenica nel Signore a tutti voi!
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