LA QUALITÀ DELLA FEDE
Continuiamo il nostro percorso di fede con Gesù verso Gerusalemme. Un percorso che per i discepoli non si è presentato così facile: avevano appena sentito dire da Gesù che dovevano perdonare “sette volte al giorno il fratello che chiede perdono che aveva commesso altrettante volte una colpa” (cf. vv. 1-4), per questo chiedono al Maestro: «Signore, aumenta la nostra fede!». Peccato però che Gesù smonta all’istante questa richiesta con queste parole: «se aveste fede quanto un granellino di senape, potreste dire a questo gelso va e gettati in mare, e lui lo farebbe».
“Se aveste fede”… Che cos’è la fede? Un canale che permette di chiedere a Dio le necessità materiali e se nel momento in cui non venissi esaudito andrei su tutte le furie fino a dire non credo in Dio?
Che cos’è la fede? La fede è anzitutto un dono, un dono che i nostri genitori hanno chiesto a Dio e alla Chiesa, per noi, nel giorno del Battesimo e che abbiamo ricevuto. Non è qualcosa che va e viene in base alle circostanze. La fede non ha nessuna intermittenza.
La fede è una questione di relazione, un rapporto di fiducia nel Padre, perché chi ha fede sa a priori che non può contare sulle proprie forze ma che dovrà lasciare agire il Signore Gesù nella propria vita. Quindi la fede è quella qualità donatami, una dinamicità, una relazione di amicizia, una relazione di amore. La fede è quella fiamma che sempre va alimentata non solo dai sacramenti, ma anche dall’insegnamento di Gesù, dal magistero della Chiesa per capire come vivo ogni giorno la mia fede nel modo corretto, se metto in pratica la Parola di Dio, perché possa essere, sempre, figlio della Luce.
In questa epoca particolare, in cui diverse sono le occasioni in cui la fede si affievolisce, ognuno qui potrebbe raccontare la sua, ci ritroviamo un po’ tutti sul banco di prova. Questa è una situazione che invita anzitutto a fermarsi, per poter cogliere bene gli aspetti importanti per poi proseguire e progredire.
Osservando il Vangelo, nella parte contenente la parabola, il soggetto dominante non è il padrone, ma il servo che fa umilmente il suo dovere. Per questo i discepoli, i cristiani di ogni tempo, noi, dobbiamo considerarci quel servo e “servo inutile”, nonostante tutto.
Magari queste parole non sono comprensibili da coloro che cercano sempre il tornaconto, ma non è così per il battezzato. Per questo che dinanzi a Dio dobbiamo avere un comportamento di totale disponibilità, perché non è una questione di retribuzione ma di gratuità. Questo insegna che l’umiltà e la consapevolezza del proprio ruolo sono essenziali nel servizio a Dio.
Qui ci può aiutare anche la prima lettura tratta dal profeta Abacuc dove dice: «soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede», parole che ci permettono di fare una introspezione della nostra vita, per capire che “se non sto servendo il Signore, chi, allora sto servendo?”.
Quanta paura nella nostra vita che spesso ci disorienta, ci fa andare per altre strade che non sono il Vangelo. Chiediamoci pure: quale strada stiamo percorrendo in questo momento? San Paolo nella seconda lettura ci invita a prendere come modello quei sani insegnamenti ricevuti con la fede e l’amore e che sono in Cristo Gesù e di custodire, facendo agire lo Spirito Santo che è già in noi, quel bene prezioso che ci è stato affidato. Facendo così avremo un animo retto. Allora è importante tendere sempre l’orecchio alla Parola di Dio che ogni giorno ripete alla nostra vita: «Tu sii forte e mostrati uomo. Osserva la legge del Signore tuo Dio, procedendo nelle sue vie ed eseguendo i suoi statuti, i suoi comandi, i suoi decreti e le sue prescrizioni, perché tu riesca in ogni tua impresa e in ogni tuo progetto» (1Re 2,2-3), avremo la certezza che non devieremo mai e che la nostra vita permane nella verità, anche se stiamo vivendo qualcosa di penoso, perché troveremo sempre l’appoggio della grazia di Dio.
Guardiamo allora a questo piccolo seme che è in noi: la fede. Esso ha una potenza vitale, come le maestosi e forti radici del gelso: la stessa Potenza di Dio. Chiedere ancora una volta la fede al Signore significa abbandonarsi fiduciosi a Lui per formare spiritualmente il nostro cuore.
Ecco allora l’invito di san Paolo nella seconda Lettura: «Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani. Dio, infatti, non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza». Non lasciamoci sfuggire questo! La Parola di Dio è quella luce che permette di progredire nella fede, che permette di andare incontro all'altro con amore: è la via che rende possibile la gioia della vita nuova in Cristo. Ed è quanto il Vangelo odierno propone a ciascuno di noi nello scoprire la propria fede nel dono della fraternità, dell'amicizia, del servizio.
Chiediamo l’intercessione della Vergine Maria che in questi giorni la celebriamo sotto il titolo “del Rosario”, perché come lei possiamo portare non noi stessi, ma Cristo e la sua Parola.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!