giovedì 4 dicembre 2025

II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

FARE FRUTTI DI CONVERSIONE


Continuiamo con la seconda tappa del Tempo di Avvento, un tempo speciale che ci prepara a vivere meglio il Natale del Signore, non fatto di luci, alberi variopinti, presepi ma un Tempo forte per viverlo particolarmente nel nostro cuore.
La parola chiave è conversione. Infatti, il Battista da quest’annuncio: «convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
Nel deserto della nostra esistenza, quest’invito risuona per ciascuno di noi. È quella Voce che ci riporta a vivere la nostra fede nel Signore, seguendo lui e non la moda di turno.
Magari qualcuno, in questo momento, questo personaggio lo vede lontano dalla propria realtà: vestito di pelli cammello, con il compito di preparare i suoi contemporanei alla venuta di Dio in Gesù, con i tratti del profeta Elia. Giovanni invece è l’uomo rivestito di Dio e ci invita a farci rivestire da Dio, a ritornare a quella primordialità, alle origini quando Dio vestì l’uomo e la donna di tuniche di pelli (Gen 3,21) per indicare un nuovo inizio.
Anche ai nostri giorni, quando parliamo di moda, sappiamo che “rappresenta molto più di semplici tendenze e stili di abbigliamento. Essa è diventata un mezzo di espressione personale e di libertà, permettendo a ognuno di noi di comunicare chi siamo e cosa crediamo attraverso i nostri outfit” (da: https://cosavisitaredoveviaggiare.it/Una tendenza che porta in se un proprio linguaggio e uno stile unico che distingue dagli altri. Ma oggi, ognuno di noi, ogni battezzato, deve preoccuparsi di tendere verso lo stile di Dio, di preoccuparsi di come vestire l’anima più che il corpo. Questo allora il senso del modo con cui si presenta il Battista: un nuovo inizio, una nuova storia, una nuova terra promessa da consegnare, che ci fa riflettere sulla nostra vita cercando una relazione più profonda con Dio.
La conversione, quindi, non è un optional della vita cristiana ma ci immette in una vita di pace, di gioia, di speranza, preparandoci alla beatitudine eterna. L’annuncio del Battista non ci chiede di farci vicino al Signore, ma che è Lui stesso che si fa vicino a ciascuno di noi. Il miele che viene citato, nel Cantico dei Cantici è simbolo dell’amore forte e fedele (Ct 4,11; 5,1) di Dio. Il Battista, citando il profeta Isaia, ci invita a preparare la via del Signore e non la nostra via. Forse abbiamo bisogno di far cadere quelle zavorre che impediscono questa sua venuta in mezzo a noi. Noi non sappiamo quando e come viene il Signore in mezzo a noi, anzi, possiamo dire che viene diversamente da come possiamo pensare o immaginare. Per questo fin dall’inizio dell’Avvento ci è stato detto di stare pronti, vigilando e in preghiera (cf. 1Pt 4,7) per imparare a scendere in un silenzio interiore dove né voce né canto abitano la preghiera, né sentimento né dolcezza custodiscono il silenzio, ma la certezza che Lui è il vivente e viene in mezzo a noi per accompagnarci nel nostro quotidiano.
Credere allora non è un avere una fede lassativa, rinchiudendo tutto dentro la propria camera o nelle mura domestiche e se volessimo abbondare, nelle mura del Tempio. Questo è solo il surrogato della fede. Questa domenica a tutti vien descritta la propria vocazione che ci accomuna: la “strada di Dio” da percorrere quotidianamente, con l’unico "bagaglio": quello della Parola e del Pane che Cristo ha messo nella nostra bisaccia.
Chiediamoci, dunque, come o cosa stiamo preparando in questo tempo di Avvento? Siamo sicuri che tutto è pronto? Tutto appianato? Attenzione all’inganno. L’inganno che denuncia il Battista è proprio il pensare che il male non ci appartiene, che non siamo così lontani da Dio.
La Parola di Dio ci invita a cambiare mentalità, a fare «frutti degni di conversione» e Gesù si presenta come il frutto dell’eterna misericordia di Dio. Ciò implica di non perdere tempo dietro ricette, metodi o scorciatoie che il mondo ci presenta, ma fare l’opera di Dio senza rivolgerci più a quanto ci allontana da Lui. Per questo un monaco camaldolese del Medioevo disse: «Vi parlo in una maniera tutta umana, a causa della debolezza della vostra carne. Se non potete ancora fare il bene pienamente, almeno nasca in voi un vero pentimento rispetto a ciò che è male. Se non potete ancora fare i frutti di una vera giustizia, per ora la vostra perfezione consista nel fare frutti degni di conversione». (Guerrico D’Igny b., Discorso 1 per San Giovanni Battista, § 2).
Occorre purificare la nostra vita, purificare il nostro parlare così che le nostre parole portino l’amore di Dio, facciano toccare la misericordia del Signore.
Occorre un impegno personale, concreto come un frutto, che abbia il suo profumo e la sua bontà, attitudini che nascono da quel seme capace di fare altri buoni frutti.
Domani è l’8 dicembre ricorderemo l’immacolato concepimento della Vergine Maria, di colei che senza nessuna paura visse la sua libertà con un sì totale da partorire il Frutto buono che era in lei: Gesù.
Affidiamoci alla sua intercessione, perché anche noi possiamo avere la sua stessa forza di fede e partorire Gesù nella nostra quotidianità.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!