AVERE CURA DELLA FAMIGLIA
Siamo nell'ottava di Natale e dopo aver celebrato la gioia del Natale del Signore, guardiamo alla Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe quasi facendo ritorno in quella greppia di Betlemme dove la troviamo riunita.
In questo percorso ci accompagna l'evangelista Matteo che ci narra tutta l’opera di difesa, di custodia che ebbe san Giuseppe nei confronti del Bambino e della sua sposa Maria.
Giuseppe è consapevole del suo essere custode in quanto sa benissimo di avere con se un tesoro come il Bambino e la sua mamma. Come pure è cosciente del pericolo che vanno incontro.
La custodia di Giuseppe ci invita ad essere anche noi custodia, ad avere coscienza maggiore dei pericoli che possiamo vivere o andare incontro. Non possiamo essere ingenui o soprassedere pensando che noi siamo al di sopra dei pericoli della vita.
Nel Vangelo il pericolo in cui si espone il Bambino è un re: Erode. Un re rappresenta il potere ma qui ci sta anche quella prepotenza del potere, prepotenza che anche ai nostri giorni si ripete, anche nella gente comune e questo perché nel mondo esiste l’invidia, la rivalità per questo la prepotenza non appartiene solo a una categoria sociale ma a tutti.
L’evangelista Matteo ci mostra Giuseppe che lotta, anche insieme alla sua sposa, per la sopravvivenza della famiglia in un mondo pericoloso.
Quindi, quanto ci presenta Matteo nella stesura del suo Vangelo è più che attuale, perché rispecchia il valore della famiglia che oggi sempre più la vediamo distrutta in quanto in essa vediamo la crisi dell’amore, la crisi della vita, la crisi della fede e in questo contesto, abbiamo anche quelle famiglie che vivono il disagio, che sotto queste feste qualcuna di loro è accontentata con un pranzo o un pacco spesa altre, lasciate nel loro oblio.
La Santa Famiglia oggi ci invita a fermarci, a riflettere sul dramma familiare dei nostri giorni e a saperla proiettare in Dio che non significa recita delle devozioni, ci vogliono anche quelle per carità, ma soprattutto a capire come Dio abita la nostra quotidianità, se realmente lo abbiamo scelto fratello e compagno di viaggio.
Oggi quando parliamo di Dio facciamo una sorta di cernita in base alla circostanza: se è drammatica lo allontaniamo dalla nostra vita, dalla famiglia. Non siamo come Giuseppe e Maria che ebbero il coraggio di osare, che nonostante la loro vita fosse dentro un dramma, in quel momento cercavano il modo di uccidere Gesù, loro misero ugualmente al centro della loro vita Dio, non l’hanno allontanato, non se la sono presa con qualcuno o bestemmiato, ma si sono fidati della Parola di Dio, perché hanno capito che Dio è dentro una famiglia concreta, fragile, esposta ma ben stabile.
Oggi celebrare questa festa della Santa Famiglia ci ricorda che la crisi della famiglia è crisi di Dio nelle famiglie. La crisi della famiglia cristiana è crisi della fede. Ecco perché ancora oggi la Santa Famiglia è posta a modello, dove è naturale percepire la presenza di Dio, dove rimane vero che si può continuare ad essere discepoli di Cristo.
Con la sua Incarnazione, Dio chiede di abitare le nostre famiglie! Apriamo allora il nostro cuore per ricominciare, con semplicità, con Dio. Mettiamolo al centro delle nostre scelte, al centro dei nostri ruoli educativi, delle nostre relazioni familiari così come fecero Maria e Giuseppe in piena serenità. Non troviamo scusanti. Per Giuseppe e Maria non è stato così semplice: son dovuti fuggire in Egitto.
Un particolare ha tenuta unita questa Santa Famiglia: l’amore. Quello che manca nelle nostre case e quando manca questo, tutto si disgrega e si va cercando un altro amore raffigurato da un’altra persona oppure dalla droga, oppure dalla violenza, raffigurato dal non senso in quanto Dio amore è assente.
L’essere custodia di Giuseppe e Maria non è stata una cosa facile; ma sono rimasti uniti e uniti con amore, perché ciascuno di loro era teso a realizzarsi non secondo calcoli di umana convenienza, di personale interesse, ma secondo Dio.
Il Salmista questa domenica ci dice l’intima gioia famigliare che Dio concede all’uomo, alla famiglia: «beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie». Il timore di cui si parla non riguarda la paura e neanche l’incorrere in qualche punizione, ma nel sentirsi amato in quanto il timore di Dio è principio della sapienza, impegno di tradurla nella propria vita, camminando «nelle sue vie». Chi vive così non lascia inattivo il dono di Dio e sperimenta una beatitudine non solo per sé, ma allargandosi a cerchi concentrici, raggiunge alcune realtà ricordate dallo stesso salmo: il lavoro, la famiglia, la città, il popolo. Queste sono le vie del quotidiano: ma proprio qui egli è chiamato a sperimentare la benedizione del Signore ovvero la sua presenza che salva.
Il cammino della famiglia, lo sappiamo, è fatto di dubbi, fatiche, incertezze, ostacoli, angosce, è fatto di quel chiaroscuro della vita dove la situazione socioculturale cerca di ignorare la famiglia sostituendola con le proprie idee tradotte in norme.
Questa domenica preghiamo per ogni famiglia, preghiamo la Santa Famiglia per tutte le situazioni difficili che si vive in famiglia e che spesso non permettono l’unità famigliare, la cura dei figli, la cura dei propri anziani. Ricordando che il Dio dell'impossibile ha per tutti un progetto di comunione e di pace, di luce e di vita.
Che la Santa Famiglia di Nazareth ci riconduca al bene di Dio. Ci insegni a sentirci amati, ad amarci e ad amare il Figlio Gesù che ci è donato seguendolo nella vita di tutti i giorni.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!
